Se sembravo sicuro in quello che facevo, probabilmente era anche grazie alle situazioni che mi facevano sentire vivo.
Ciò che mi rendeva tranquillo era circondarmi con gli amici di una vita, che riuscivano a trasmettermi una sensazione di sicurezza.
Quando mi arrivavano i suoi messaggi avevo una sensazione di garanzia a tal punto che il peso della distanza riuscivamo a renderlo piuma. Almeno così sembrava.
Ciò che mi rendeva più sicuro era l'ambiente in cui mi trovavo, che mi permetteva a
tornare a casa distrutto ma
soddisfatto.
Ma se ad un certo punto questa corda che teneva stabile tutto questo si spezza, significa che forse c'è qualcosa che non sta andando come previsto.
Quando quelle persone sono lontane dall'ambiente in cui ti trovi, se quella sensazione di garanzia si trasforma in illusione, se sto di nuovo alla ricerca di qualcosa in cui credere seriamente.
Forse per questo ha reso tutto insicuro, con l'incertezza che la vera faccia dell'empatia sia quello dell'egoista, vedendo chi non riesce a comprendere a voler essere a tutti i costi compreso, e che ciò che ti rende vivo ha una quantità improponibile di ostacoli da dover affrontare.
Quindi, mia cara Certezza, perché tutti si ostinano a parlare di te quando nessuno sa davvero chi sei?
passeremo giorni senza guardarci negli occhi
passeranno mesi e sembreranno due secondi
anno dopo anno penso ucciderò i miei mostri
ma sulla mia faccia sono rimasti i tuoi morsi
tu sei voce delle mie paure
ed ogni volta penso che
hai perso tutta la tua luce
il giorno che poi hai perso me
siamo due rottami, soli
chiusi dentro a una discarica
non brillano i tuoi occhi specchio
riflesso dell'anima
e cambierà
il vento e la sua direzione
dolce amore e confusione
sangue aroma di liquore
dimmi se hai
perso anche tu la ragione
o ritrovato un senso
dentro quello delle altre persone
no, non sono morto
sfortunato, palla otto
gatto nero, come pece
non piango, per un rimorso
vieni di sotto
ti aspetto al buio del sole
con in mano il tuo problema
e in tasca anche la soluzione
questo artwork l’ho realizzato a circa marzo/aprile, periodo in cui ho iniziato a provare a mettere sotto controllo tutto ciò che stava avvenendo ultimamente.
Un periodo in cui le emozioni erano fortemente in contrasto a tal punto da influenzare tanto le mie stesse scelte e in particolar modo quello che mi piace più fare da ormai 8 anni a questa parte: creare.
Raccontare qualcosa che a voce non direi mai, forse anche per timore di esser giudicato.
Questo artwork era un modo per dire che là fuori c’è dell’altro, non esiste solo il buio della casa in cui rinchiudersi nel buio per il timore che ciò che ha fatto male prima possa ricapitare.
Molto spesso il buio è un po’ come la notte del nostro percorso ed è proprio per questo motivo che, successivamente a essa, ci sarà sempre l’alba, la luce di un nuovo viaggio.